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RECENSIONI

Evidenti nell’opera dell’artista sono i rimandi al genere lirico e letterario che ella sapientemente sa tessere attraverso uno stile raffinato, esclusivo e colmo di lirico abbandono. Infatti in tutta la sua produzione la Furfari ottiene soluzioni di alto livello qualitativo attraverso una ricerca che, partendo dal figurativo classico di stampo accademico, giunge attraverso una immersione poetica a risultanze impressioniste e al contempo naturaliste. Nell’opera “Il Magnifico” pare che ella abbia voluto immortalare l’attimo conclusivo di un climax, di un crescendo, in cui il phatos barocco e ridondante trasforma le quattro figure quasi in un gruppo statuario alessandrino o pergamento. I colori confermano in maniera evidente la sensibilià dell’autrice.

                                                                                                                                            Daniele Radini Tedeschi

                                                                                                                                            storico e critico d’arte

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L’artista sin dall’infanzia mostra il grande amore per il teatro e in particolar modo per la danza classica. Ballerina è un’opera realizzata ad olio, ove lo sguardo della pittrice si focalizza su due punti principali: il candore e la nuvola di tulle del tutù fluttuante con il muoversi della danzatrice e le gambe muscolose, tese in cui le punte dei piedi sono nell’atto di sollevarsi. Nelle sue opere vuole dare risalto allo spazio ed alla solidità delle forme. I suoi quadri non sono narrazione di una trama: la pittrice guarda le ballerine con la stessa oggettività con cui gli impressionisti guardavano un paesaggio da riprodurre. Ciò che interessa all’artista in questa opera è il gioco di luci e ombre sul corpo dei suoi personaggi. Opera mirabile non solo nella resa anatomica bensi’ anche massimo esempio di delicatezza e raffinatezza pittorica che riflette un’indubbia sensibilità interiore.

                                                                                                                                                            Daniele Radini Tedeschi        

                                                                                                                                                             storico e critico d’arte

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Barbara Furfari ci parla di tradizione e di femminilita’ dal glamour retro’ descrivendo le emozioni e i sentimenti che le appartengono con un’eleganza e una raffinatezza che partono dal cuore per essere trasposte con tocco meravigliosamente leggero, ora sulla tela ora sulla carta da acquerello ora sulla lastra da incisione. Creazioni che prendono vita nella sua fertile immaginazione e raccontano del suo amore per la danza.

Meritorie di particolare attenzione sono le incisioni che testimoniano l’attenzione per il tempo e la memoria presentandosi come onirici tableaux vivants. La lastra e’ utilizzata con funzione di supporto e registrazione delle azioni entro atmosfere ed armonie bon ton che recuperano il tempo perduto utilizzando il lessico antico per raccontare il nuovo: i pizzi macrame’ sono segno di bravura, le punte delle ballerine sono etereo strumento di elevazione. Autorevolezza tecnica e ottima sensibilita’ poetica raccontata ricamando sopra lastre o carta da carboncino un intreccio di pizzi sangallo, crochet e valenciennes vero e proprio intarsio in cui il gioco sottile delle ombre e delle luci da’ al bianco e nero tutto il suo valore poetico.

Un amore smisurato per la danza alimenta la sua energia creativa e ci conduce in atmosfere incantate che narrano una “histoire romantique” di cui ognuno di noi osservatori vorrebbe essere il protagonista.

 

                                                   D.sa Giorgia Cassini

                                                    Critico d'Arte

 

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Da anni lavora nel mondo dell’arte, provando, confrontandosi, percorrendo strade nuove. Giovanissima, s’e’ affidata all’informale, linee nette e volumi geometrici, poi lo studio della danza classica e la sempre maggiore padronanza delle diverse tecniche pittoriche l’hanno portata al figurativo: “cio’ che sento di rappresentare sono figure danzanti, delicati nudi femminili, visi molto espressivi, tutto cio’ che e’ antico e romantico”. Semplice e delicata come le sue pitture, ma allo stesso tempo come esse appassionata e forte nell’esprimersi, Barbara Furfari ha vinto nelle scorse settimane il riconoscimento ed il premio “Corriere dell’Arte” nel 14^ Concorso

Internazionale di Pittura e Grafica “Il gioco nell’Arte” organizzato nella sale della sanremese villa Ormond dall’Associazione Culturale Italia e dalla Bottega d’Arte Sanremo di Maria Gioseffi . Barbara Furfari ha felicemente interessato per l’opera “Linee”, la rappresentazione in tenui tinte delle gambe di una giovane ballerina. L’autirice, con leggerezza del tratto, con l’evanescenza dei particolari, in uno sguardo che certo non penalizza ma mette in risalto la dolcezza e la grinta di quel passo di danza, lascia intravedere l’amore che deve averlo forgiato, focalizza la parte piu’ importante di quel corpo, ci obbliga a dimenticare, a cancellare del tutto anche dalla nostra immaginazione le sembianze di un viso. E’ un esempio alto della raffinatezza che l’artista scorge nel mondo delle Fracci e dei Bolle, nel suo rigore, e’ la costruzione, anche in altre opere, di una dimensione che viene si’ fotografata ma, e qui a parer nostro sta la bravura della Furfari, ripensata secondo la sua sensibilita’, liberata da certa rappresentazione cui siamo abituati e costruita in maniera eccellente con l’esatto studio della figura, con il sapiente apporto cromatico, con la realizzazione anatomica che puo’ tranquillamente rimandare lo spettatore ad antichi maestri.

Abbiamo tra l’altro ammirato, nel sentire delle cose appena dette, un suo “Giulietta e Romeo”, dove traspirano l’abbandono di lui come la disperazione di lei, essenziali nell’esattezza del movimento, un “Nureyev” che accomuna la bellezza dei tratti e la reinvenzione dello sguardo, dettato magari da un ricordo o da una sensazione personali, certi nudi femminili in tutta la loro prorompente e spavalda bellezza, la reminiscenza ovattata di “Sala della musica”, lo sguardo agli elementi scenografici di “Presagio” che diventano protagonisti con le movenze dei ballerini. Piace la ricerca di perfezione, di studio, di ricerca continua, di passione del desiderio di rappresentare questo o quel viso, di renderlo come in uno specchio all’uomo di oggi (si pensi alla Rossella di “Via col vento”, viva immagine dello schermo): i premi conseguiti in passato stanno gia’ a dichiarare il percorso fatto, questo del “Corriere” vuole essere un ulteriore testimonianza nei confronti del riconoscimento che l’artista merita. 

 

                                                                                                                                                            Elio Rabbione

                                                                                                                                                           “Il Corriere dell’Arte” , 07.12.07

 

 

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Alcuni affermano che il Teatro non possa produrre capolavori. Il capolavoro, per definizione, è eterno; lo spettacolo teatrale è, al contrario, qui e ora, battito, respiro, comunicazione tra attore e spettatore.Eppure, molti testi teatrali sono considerati capolavori, per la loro immortalità e ripetibilità nel tempo, di temi, sentimenti, passioni. Pensiamo a Goldoni o a Shakespeare. La scrittura teatrale, il copione, la sceneggiatura è comunque incompiuta, senza la messa in scena.Un testo di una commedia o una tragedia è un capolavoro in fieri, perchè solo l'emozione e l'empatia della rappresentazione lo completano. I personaggi, in cerca di attori, diventano vivi. Cosa sarebbe stato Giulietta e Romeo senza gli attori che dalle origini ad oggi sono diventati “realmente” i due amanti di Verona ed hanno creato, plasmato, cementificato, rappresentazione dopo rappresentazione, i personaggi eterni?Allora si, che testo e azione insieme, parole e carne, diventano vita.Quando poi alla rappresentazione si aggiunge l'arte figurativa, l'opera teatrale prende ancora più vigore e corpo, e si instrada sempre più verso l'eternità.Fissare su tela un evento teatrale, lo sublima e lo fotografa in un istante di emozione. E Barbara Furfari dipinge la danza e il teatro. Dice lei stessa: "Creare un’opera e’ struggimento, evocazione della musica, immedesimazione nei soggetti teatrali che danzano e recitano . E’ il risultato dello studio di diversi personaggi che animano le opere e dei loro compositori musicali; delle emozioni che vivo a teatro. Perdersi nell’eleganza di ricami e merletti dei loro abiti, nei volti ora romantici ora drammatici, nelle linee che danno vita ad esili corpi, utilizzare il pennello o la matita per creare delicate cromie; ritornare al passato attraverso figure d’epoca." Emozione in tratti sinuosi, un tocco leggero, colori e luce che, come in un occhio di bue o da un riflettore, arriva dall'alto o dal lato, una luce quasi mistica, che sublima e porta al massimo la tensione e l'espressività dell'attore o della ballerina: la luce divina del fuoco sacro del teatro e dell'arte. E se le danzatrici tendono i muscoli e la pelle in una tensione quasi gotica verso l'alto e l'infinito, verso la catarsi e la purificazione,  l'estasi di altre opere sono quasi baccanali orgiastici, nell'emozione massima della rappresentazione teatrale. Come nel Magnifico, quasi un omaggio a Caravaggio, il più “teatrale” tra i pittori, ispirato al Principe della Gioventù, con un Galàtone Bacco, che richiama un'estasi di Santa Rita. Drappi e drappeggi come stoffe vive, movimento e fissità e pulizia delle pose di danza, insieme. Gli anni di studi di danza classica hanno lasciato all'autrice il gusto e l'amore per i movimenti corretti, le posizioni esatte, le punte tirate. Una propensione per la leggerezza della danza classica, eppure così greve e drammatica nella fatica, e la tragicità delle cosiddette Opere Popolari rendono così particolare il lavoro della pittrice. Questa è l'arte e la forza della stessa: fissare per sempre un'emozione. E' l'emozione che Barbara prova nel vivere uno spettacolo, è la scintilla creativa che unisce il palco alla tela: il fil rouge che lega palco e realtà, attore e spettatore. Sensazioni che proviamo tutti noi, ma che pochi riescono a trasporre in quadri, così come la pittrice Barbara Furfari riesce a fare. Quadri che diventano poesia....ma questa è un'altra storia.

                                                                                                                                                                                                                                                                   D.sa Silvia Arosio

                                                                                                                                                                                                                                                 Giornalista , http://www.silviaarosio.com

 

 

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Di fronte un foglio bianco e tante, tante idee e cose da fare che frullano in testa, ma una fa capolino,un impegno preso; presentare una pittrice. Una persona molto graziosa, cordiale, semplice e solare… ma tutto questo non centra cio’ di cui devo parlare e’ la pittrice o meglio dell’artista Barbara Furfari. Se pur giovanissima la sua esperienza artistica parte da lontano con il bisogno pressante di stendere su fogli di carta, tele e quant’altro un fermento artistico interiore, ed e’ così che i suoi primi lavori si esprimono nell’informale, direi con notevole e personalissimo equilibrio, crescendo sempre piu’, formando la personalita’, il carattere, il suo io. Il contatto con il mondo artistico, la scuola di pittura e tanta voglia di fare trasformano la giovane artista: i paesaggi dal vero, gli interni, le composizioni, tutto questo inevitabilmente la conducono allo studio della figura, dell’anatomia che con tanto lavoro si completa raggiungendo una armonia stilistica e cromatica che riesce a comunicare con il fruitore delle sue opere in modo immediato esaltando il suo io e la robusta personalità.

Forse davanti a se’ ha ancora un lungo cammino perchè qui non riuscira’ a fermarsi, una continua ricerca a largo spettro: aspettiamoci molto e molto ci darà’. L’arte non ha un punto fermo dove arrivare e con lei percorreremo questa lunga strada che senza dubbio dara’ soddisfazioni. Gia’ in molte occasioni, mostre, concorsi si e’ fatta notare ottenendo consensi dal pubblico e dalla critica, ma il riconoscimento maggiore che si aspetta e’ e sara’ il nostro, di noi tutti se con il suo lavoro riuscira’ a comunicarci i suoi stati d’animo, a mettere a nudo il suo io ad emozionarci regalandoci istanti di piacere.

 

                                              

                                                                                                                                                                     Franco Lange’

 

 

 

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